Medicə in agitazione: non per noi ma per tuttə!

La pandemia ha reso sempre più evidente come l’accesso alle cure e il diritto alla salute siano determinanti di benessere individuale e collettivo. In quest’ultimo anno abbiamo avuto la dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, di come porre questioni di natura economica davanti alla tutela della salute sia una ricetta destinata a peggiorare le condizioni di vita di tutta la popolazione. 

Una delle conseguenze più tangibili del definanziamento del SSN, resa ancora più evidente dall’emergenza in atto, è la carenza di personale sanitario. In questa situazione di emergenza nell’emergenza, noi medici in formazione e camici grigi svolgiamo quotidianamente un ruolo fondamentale per la tenuta del SSN. In cambio, il nostro lavoro viene ripetutamente denigrato, la nostra formazione svilita, i nostri diritti calpestati. Nel corso dell’ultimo anno abbiamo lavorato, al pari del personale sanitario dipendente, assumendoci gli stessi rischi ma senza le stesse tutele e gli stessi diritti.

Le recenti questioni riguardanti la gestione del concorso per l’accesso alla formazione medica specialistica per il 2020, l’esclusione degli specializzandi dagli elenchi per ricevere  il vaccino e la decisione di utilizzare i medici in formazione come manodopera per la campagna vaccinale, “retribuendoli” in CFU, sono solo la punta di un iceberg fatto di precariato, ricattabilità e mancanza di diritti. 

Non possiamo più accettare di lavorare con un inquadramento contrattuale totalmente carente di diritti e tutele. Non è più sostenibile che i medici in formazione debbano tacere di fronte a ingiustizie, sfruttamento e soprusi perché privi degli strumenti sindacali per far sentire la propria voce. Non possiamo più permetterci una medicina territoriale lasciata a se stessa, tenuta in piedi a fatica da un esercito di precari e precarie sacrificabile in qualsiasi momento.

Per questo motivo, il 21 dicembre, abbiamo indetto il primo stato d’agitazione del precariato medico in Italia. Per una programmazione della formazione medica basata sulle esigenze di salute e non di bilancio, per eliminare il cosiddetto imbuto formativo, per ricostruire la rete territoriale, potenziare la medicina generale, per consentire a chi lavora di farlo con serenità e con un monte ore adeguato. 

La mobilitazione dei medici precari e in formazione non riguarda solo chi lavora in ambito medico. Investire in salute vuol dire favorire un modello di sviluppo in cui lo scopo non sia l’estrazione di valore dalla collettività e dall’ambiente ma la generazione di benessere diffuso. Costruire una società più giusta è possibile e passa anche attraverso la tutela della salute di tutte e tutti. 

Vogliamo costruire la convergenza di tutte le forze associative, sindacali, politiche e sociali che credono in un SSN pubblico e universalistico. La tutela del dettame costituzionale che vede la salute come diritto fondamentale passa anche attraverso la garanzia di una formazione medica di qualità per tuttə ə medicə e di condizioni di lavoro più giuste per, chi ogni giorno, si offre al servizio della collettività.

Per questo motivo, abbiamo inviato una lettera indirizzata a sindacati, associazioni del precariato medico, forze politiche, ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri e a chiunque voglia sostenere la nostra lotta per la salute della popolazione e il diritto a una formazione e un lavoro dignitosi per i medici e le mediche in formazione. 

Invitiamo tutte e tutti a supportare questa lotta e a mobilitarsi con noi. È una battaglia che non riguarda solo i medici o i lavoratori della salute, ma la popolazione tutta. Non per noi, ma per tutte e tutti.

Qui il nostro appello: https://drive.google.com/file/d/1IVRD_dkewFzzh1eE8o17ikRaxTo8vG1F/view?usp=sharing

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